




Il centenario
Le tendenze in giardino e le nuove varietà di piante sono dettate a maggio dalla passerella verde del Chelsea Flower Show, la più importante mostra-concorso del giardinaggio mondiale, dove vengono presentati allestimenti floreali e allestimenti di giardini, frequentato da migliaia di visitatori. Nel 1913 è stata la Regina Maria ad ammirare le prime installazioni di piante e fiori, da lì ogni anno gareggiano paesaggisti di ogni continente e sono assegnati i premi verdi più ambiti al mondo.
Il premio “Best in Show” per il miglior giardino é stato conferito a un progetto australiano: il Trailfinders Garden, creato da Phil Johnson. Tonnellate di roccia sono state trasportate per ricreare un arido paesaggio australiano con un laghetto balneabile di acqua piovana, dominato da uno studio-scultura ispirato alla forma del fiore australiano Waratah o Telopea speciosissima e da circa 120 specie diverse, alcune mai presentate in Europa prima. La diversità vegetale, dalle felci arboree alle piante palustri a quelle del deserto, tra cui Adenanthos sericeus, Brachychiton rupestris, Eucalyptus ‘Little Boy Blue’, Angiopteris evecta, Dicksonia antarctica è servita a trasmettere il messaggio di promozione di un giardinaggio urbano sostenibile grazie alla raccolta delle acque piovane e del riciclo di quelle di uso domestico.
La Royal Horticultural Society ha assegnato la medaglia d’oro il M&G Centenary Garden, creato da Roger Platts e ispirato al centesimo compleanno di Chelsea, fondendo tradizione e modernitá. Circondata da arbusti come Cercis canadensis ‘Forest Pansy’, Photinia fraseri ‘Pink Marble’, erbacee perenni quali Thalictrum rochebrunianum, Cirsium rivulare ‘Atropurpureum’, Iris germanica ‘Red Orchid’ e piante più formali come i bossi, qui, una scultura contemporanea tonda di metallo, quasi fosse la cornice di un dipinto, inquadra un giardino a cavallo tra passato e presente, da cui il titolo “Finestre attraverso il Tempo”, con piante utilizzate ad inizio Novecento e cenni allo stile inglese come resti di muri in pietra o elementi bucolici quali una capanna in rovere con un tetto di paglia conico.
Il Telegraph Garden, disegnato da Christopher Bradley-Hole, è un riferimento astratto al paesaggio inglese: i suoi boschi, siepi, campi e torrenti formalizzati in una griglia di quadrati e rettangoli. Prendendo ispirazione dai giardini zen giapponesi, le sue caratteristiche vengono riassunte in una composizione contemplativa, con riferimenti al modo in cui il terreno è stato modellato nel corso dei secoli. Egli ha voluto rappresentare la storia, il modo in cui il bosco è diventato radura realizzata per la coltivazione regolamentata, rappresentati qui in particolare da parallelepipedi di siepi basse topiate di bosso, tasso e faggio, circondati da un colonnato di pilastri in quercia, intervallate da vasche d’acqua e da prati spontanei formati da Melica altissima ‘Alba’, Sesleria autumnalis, Deschampsia cespitosa o Luzula nivea in un’ incredibile armonia compositiva.
Un giardino di rara raffinatezza è risultato quello del designer svedese Ulf Nordfjell per Laurent Perrier: lungo un viale prospettico che guida a una pergola, si trova una fontana in travertino, una statua in bronzo di Carl Milles, siepi di diverse altezze e bordure miste. Egli ha unito lo stile del giardino alla francese con la tradizione inglese delle piante erbacee, sfumando il minimalismo delle forme semplici regolari con l’uso di figure morbide. Si va da elementi topiati di Taxus baccata o spalliere lungo il perimetro di Quercus fastigiata ‘Koster’ alle più leggere di Enkianthus perulatus o Gleditsia triacanthos var. inermis che contrastano con sfere topiate od in forma libera di Lavandula angustifolia, Myrtus communis subsp.tarentina, Teucrium fruticans e Rosmarinus officinalis. Semplici anche i materiali utilizzati come pietra, legno e metallo, completato da piante perenni in tonalità pastello come Anemone `Wild Swan´, Thalictrum delavayi ‘Album’ oppure Iris ‘Frost and Flame’.
I progetti più sperimentali infine si ritrovano nella sezione Fresh Garden. Il premio è andato ad After the Fire, di James Basson, che ha ricreato la rigenerazione di una foresta in ambiente mediterraneo dopo un incendio, rifacendosi alla tematica della salvaguardia ambientale e di come allo stesso tempo la natura si possa autorigenerare, utilizzando per contrasto, sullo sfondo bruno della terra bruciata, esuberanti germogli verde-argento di felci come Polypodium cambricum ed Asplenium adiantum-nigrum, ed esemplari di mimosa (Acacia dealbata) e corbezzoli (Arbutus unedo).