Basso consumo

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Il giardino a basso consumo idrico: una scelta progettuale

L’acqua in giardino rappresenta, sovente, un problema. Da un lato le piogge torrenziali e quelle continuative portano il terreno ad alti livelli idrici che possono tradursi in asfissia per le piante. È noto, infatti, che quando piove molto e il suolo si impregna di acqua, questa va ad occupare anche i pori solitamente occupati dall’aria. Il che, se avviene per un periodo prolungato, porta ad asfissia e a marciumi radicali. Per contro, anche la carenza di precipitazioni provoca problemi alle piante e al terreno. E’ chiaro che il concetto di “secco” è relativo: se andiamo nelle zone desertiche dove vivono le cosiddette piante xerofite l’acqua è veramente poca se rapportata alle condizioni di siccità presenti in Italia. Tuttavia i nostri periodi di siccità estiva, legati ad alte temperature dell’aria, si manifestano mediante crepacciature nel terreno, riduzione delle fioriture, scarso vigore vegetativo delle piante che cercano di risparmiare acqua chiudendo gli stomi e contenere così l’evapo-traspirazione. Per mantenere in vita, o in forma, le piante del giardino si ricorre all’irrigazione, il che aumenta spesso il consumo delle già scarse riserve idriche, tant’è che alcuni sindaci, in un recente passato, hanno vietato l’uso di acqua per irrigare i giardini o, in altri casi, hanno consentito l’irrigazione solo nelle ore notturne. Da alcuni anni la carenza di precipitazioni (le piogge di quest’anno rappresentano, forse, un’eccezione) ha comportato un’attenzione maggiore nei confronti dei giardini realizzati con criteri e scelte indirizzati verso un minor consumo di acqua. Il mondo anglosassone ha coniato il termine di “dry garden” che letteralmente vuol dire “giardino secco”. Si basa sull’impiego di piante che hanno bassi consumi idrici il che, tuttavia, non esclude in periodi particolarmente siccitosi, la necessità di ricorrere all’irrigazione. In sostanza, alle nostre latitudini, il concetto si traduce con minori richieste di apporti idrici esterni ovvero di minor consumo di acqua. Anche in un giardino dove non si ricorre necessariamente a piante a basso consumo idrico si possono attuare alcuni accorgimenti che servano a ridurre gli apporti di acqua. Ecco alcuni principi ispiratori che possono guidare alla realizzazione di giardini a minore consumo idrico.

Le piante
La scelta delle piante è uno dei punti di partenza. La scelta delle specie che richiedono poca acqua deve però, tenere conto anche delle temperature, in particolare di quelle invernali. Infatti solitamente le piante che richiedono poca acqua vivono, in natura, in luoghi caratterizzati da basse precipitazioni ma sovente anche da alte temperature. Per cui occorre orientare le scelte su piante che possano vivere in inverno nei luoghi in cui si situa il giardino, senza dovere ricorrere a riparale in serra durante la stagione fredda. Questo tipo di piante, quasi sempre, non amano i ristagni idrici per cui richiedono terreni sciolti.

Come disporre le piante
Un altro aspetto fondamentale per ridurre i consumi idrici in giardino è quello di raggruppare le piante che hanno le stesse necessità idriche e colturali in una zona del giardino stesso. In questo modo si prevede una sorta di zonizzazione delle piante in giardino, che consente di ottimizzare gli apporti idrici in caso di irrigazione artificiale.

Il terreno
Anche il terreno gioca un ruolo importante nella riuscita di un giardino a basso consumo idrico. Nei terreni cosiddetti sciolti, in cui, cioè, la componente sabbiosa è abbastanza alta rispetto a quella argillosa, si ha il problema di un rapido allontanamento dell’acqua, sia piovana che d’irrigazione, verso gli strati più profondi. La sostanza organica tende a trattenere l’acqua e migliora quindi le capacità di ritenzione idrica di questo tipo di terreni. A loro volta i terreni argillosi, che invece tendono a trattenere molta acqua, beneficiano dell’apporto di sostanza organica perché questa migliora la loro struttura creando un buon rapporto tra micropori occupati dall’acqua e macropori occupati da aria, agevolando così, le condizioni di vita degli apparati radicali. Infatti, di sovente, le piante a basso consumo non amano i ristagni idrici perché le loro radici ne soffrono. Ecco quindi che quando si realizza un giardino con piante a basso consumo idrico è buona norma realizzare un’efficiente rete drenante per allontanare le acque eccedentarie nei periodi in cui si hanno intense piogge, spesso concentrate in un brevissimo lasso di tempo. Nel caso di terreni pianeggianti magari circondati da muri perimetrali, in cui risulta difficile far scolare le acque piovane si possono creare aiuole rialzate rispetto ai percorsi. Questi ultimi possono servire da sistema drenante se si realizzano scavando a 40-50 cm di profondità e riempiendoli di ghiaia o inerti. Il terreno delle aiuole, se argilloso dovrebbe anche essere migliorato nella sua struttura mescolando sabbia pozzolanica, oppure aggiungendo ghiaia di piccolissima pezzatura, opportunamente miscelato o anche vulcanite sminuzzata e mescolata al terreno mediante fresatura. Si otterrà così un franco di coltivazione adeguato, soprattutto per le piante erbacee perenni e quelle arbustive, cioè uno strato di terreno occupato dalle radici sgombro da ristagni idrici prolungati.

Per ridurre l’evaporazione
Per ridurre l’evaporazione di acqua dal terreno è utile ricorrere alla pacciamatura. Molto utilizzata, in questi ultimi anni, è la corteccia di conifere. Tuttavia questa tende ad acidificare il terreno per cui occorre usarla con parsimonia per le piante che prosperano nei terreni alcalini (a pH alto). Un altro prodotto pacciamante è la composta, ottenuta dalla degradazione dei rifiuti organici quali residui di potatura, erba sfalciata, scarti di cucina. La composta offre anche il vantaggio di apportare sostanza organica al terreno. Si può utilizzare anche la vulcanite, materiale di origine vulcanica, che assolve anche a soluzioni estetiche in quanto può esser di colore rosso scuro o marrone. In alcuni giardini inglesi, come nel “gravel garden” di Beth Chatto’s Gardens si usa, come materiale pacciamante, la ghiaia di piccola pezzatura che da anche un risultato estetico oltre che di controllo dell’umidità del terreno. La pacciamatura ha anche il vantaggio di meglio controllare la vegetazione infestante. Per aumentare sia l’effetto di riduzione dell’evaporazione di acqua dal terreno che, soprattutto per aumentare il controllo delle infestanti, sotto la corteccia o i vari materiali inerti si possono stendere teli permeabili o tessuto non tessuto. Questi però si utilizzano per alberi e arbusti ma non per le piante erbacee perenni che, invece hanno bisogno di terreno libero per svilupparsi e poter emettere nuovi getti dalla base.

Zone ventose
Il vento provoca un aumento delle perdite di acqua della pianta a causa dell’evapotraspirazione. Per attenuare questo effetto si possono prevedere, nelle zone ventose, dei ripari costituiti da protezioni quali pareti in legno o in salici intrecciati. Questi ripari, però, non devono essere continui ma presentare spazi in modo che il vento possa attraversarli; questo consente una notevole riduzione della velocità del vento, in caso contrario, cioè con ripari continui, si otterrebbe un effetto di turbolenza che non risolve la questione se non per uno spazio molto ridotto (quello immediatamente a ridosso della protezione).

Prato
Il prato è sicuramente quello che richiede maggiori apporti giornalieri di acqua nel caso non vi siano piogge o queste siano carenti. Per ottenere un giardino a basso consumo idrico occorre limitare il più possibile le zone a prato. Alternativa è quello di utilizzare, per la realizzazione del prato, delle specie macroterme che però hanno lo svantaggio di ingiallire durante l’inverno in quanto non sopportano le basse temperature (al di sotto dello zero); tuttavia in primavera queste piante torneranno a vegetare. Tra le macroterme si ricorda la gramigna; questa a causa del sistema di propagazione può diventare un problema manutentivo perchè i suoi fusti sotterranei possono invadere zone limitrofe al prato destinate ad ospitare piante erbacee e arbustive. In alternativa si può sostituire il prato, aumentando lo spazio piantato e utilizzando, per le zone calpestabili, pavimentazioni in legno o in ghiaia di piccola pezzatura o in corteccia di conifere, o autobloccanti o materiali lapidei, materiali che, tra l’altro, oltre a non necessitare di acqua, non necessitano nemmeno di essere sfalciati.

Alberi a basso consumo idrico
Albizia julibrissin
Arbutus unedo (sensibile al freddo)
Atriplex halimus (sensibile al freddo)
Celtis australis
Cercis siliquastrum
Cupressus sempervirens
Gleditsia triacanthos
Lagerstroemia indica
Laurus nobilis
Paulownia tomentosa

Rampicanti basso consumo idrico
Bougainvillea (sensibile al freddo)
Campsis radicans
Ficus pumila (sensibile al freddo)
Ipomoea (sensibile al freddo)
Passiflora caerulea
Wisteria sinensis

Erbacee perenni a basso consumo idrico
Acanthus mollis
Agapanthus
Centranthus ruber (invasiva) 
Cerastium tomentosum
Coreopsis
Dianthus
Geranium macrorrihzum (tappezzante)
Hyssopus officinalis
Iris
Liriope muscari
Nepeta
Papaver
Salvia (alcune specie temono il freddo)
Saponaria ocymoides (ottima tappezzante nelle scarpate) 
Senecio cineraria
Stachys lanata
Thymus

Arbusti e sufrutici a basso consumo idrico
Artemisia ‘Powis Castle’
Atriplex alimus (sensibile al freddo)
Buddleja alternifolia
Buddleja davidii
Caryopteris x clandonensis
Crataegus (è vietato piantarli in Emilia Romagna)
Jasminum nudiflorum
Lavandula angustifolia
Lavandula stoechas (sensibile al freddo)
Myrtus communis (sensibile al freddo)
Nandina domestica
Nerium oleander (luoghi riparati)
Paliurus spina-christi
Prunus spinosa
Rosmarinus officinalis (luoghi riparati)
Santolina chamaecyparissus
Santolina rosmarinifolia
Teucrium fruticans (sensibile al freddo)
Vitex agnus-castus (luoghi riparati)

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