Giardino sul versante settentrionale di Capri

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Il giardino é alto sul versante settentrionale di Capri. Dalla Piazzetta si sale tra turchino, muri bianchi, getti di Bougainvillea, Plumbago e folate del miele dei gelsomini. La viottola s’inerpica odorosa di sale, sole, erba poi, improvviso rosseggia glabro l’incredibile altrove di Villa Falconieri

Gentilissimo il padrone di casa, Riccardo Falconieri, dinamico, solare nobiluomo napoletano e appassionato proprietario, mi riceve in questo curioso pianeta estremo, un impensabile lembo di deserto sudamericano trapiantato fra le aspre rocce isolane, alto sul mare. Oltre il cancello si sale alla casa, ( il giardino segue il dorso della roccia) essenziale, raffinatissimo padiglione circolare, in parte interrato, in parte a livello del giardino, formato da un solo ambiente suddiviso in vani aperti e chiusi da nicchie e trompe-l’oeil e completato da vetrate riflettenti che raddoppiano l’impressionante universo vegetale circostante. Fuori il paesaggio di battuto di terra rossa indurita, la stessa tonalità delle dune di sabbia, raccoglie una fantastica collezione di cactacee, succulente, yucca e palme, il resto è silenzio e calore appena graffiati dal richiamo roco delle raganelle e dal fruscio delle lucertole, un’iguana non farebbe scalpore!

“Pensato, voluto, ideato da un giovane caprese alla fine degli anni ‘70”, mi racconta Falconieri, “il giardino acquisì una dismisura economica per lui insostenibile, così decisi di acquistarlo anche perché un progetto tanto insolito e affascinante fosse in ogni modo conservato e preservato in questa forma selvaggia e composita e non corresse il rischio di essere addomesticato, derubato della sua unicità”

Questo è un giardino particolare, ma è anche un’idea di cui tener conto si avesse a disposizione un territorio con poca acqua, terreno arido, molto assolato, esposto ai venti di mare perché cactacee e succulente, per quanto spinose, sono di facile manutenzione, reggono fino a una temperatura di 5° e per lo più hanno fioriture d’effetto.

Una scala larga, massi e scarde di scura roccia vulcanica festonati da Aloe arborescens variegata, orecchie spinose di Opuntia robusta in vasotti rotondi, simpaticissime Kalanchoe prostrate, semierette e decombenti, campanule bianche ricadenti del Rhipsalis, maschere etniche di pietra e cotto, interludi di begonie in ciotole salgono all’abitazione. Rossi di Largerstroemia indica sbucano fra le palizzate di Cereus, Espostoa lanata, cactus a candelabro e Pachypodium lamerei sormontati da ciuffi lamellari, insieme a numerosi petulanti e grassocci Echinocactus grusonii, i dolorosissimi sedili della suocera in vaso e in terra piena, fanno quadrato intorno al piccolo patio soprelevato davanti alle portefinestre. Delizioso belvedere di giardino e panorama in cui impigrire, rosolarsi al sole o condividere pasti conviviali. Il lato opposto è caratterizzato da una lunga scala bassa che sale fra il “deserto” e l’ombra del palmizio.

 

Davanti e intorno alla casa, assecondando la circolarità del territorio, le collezioni bucano la terra arsa con forme curiose, insolite, lunari senza un ordine apparente: basse, alte, altissime come un gigantesco Soguaro, Carnegiea gigantea, un cacto colonnare alto circa 12 m, digitate, con orecchie tonde e braccia difformi, tipologie di Opuntia, spinose tutte o in parte, avvolte di lanugini micidiali, striscianti, a rosetta, sormontate da pennacchi taglienti, Yucca brevifolia o infiorescenze carnose d’incredibili colori, Epiphyllum, o il cacto a coda di top, le più pesanti o delicate sostenute da tutori di pietra o malta indurita che si mimetizzano con il paesaggio. Nei pressi del Soguaro, all’ombra di un Cereus, una Aristolochia elegans arrampica intorno la roccia l’inquietante bellezza delle grandi corolle scure maculate di bianco. Lungo il perimetro punti freschi ospitano lo stagno delle raganelle e delle tartarughine d’acqua dolce tra felci, bergenie, epifite e Kalanchoe, un ponte guada una sorgente.Vivide Bougainvillea accendono spallette di pietra a secco, balaustre soprattutto nella parte alta del paesaggio, fino al limitare della tenuta dove si affiancano alle grandi ali di tre Agave ferox. In fondo il mare della Marina Grande sembra un miraggio. 

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