







Un esempio di giardino utile, dove le piante che tradizionalmente si mettono a dimora per la loro bellezza, affiancano le aromatiche, le verdure dell’orto e gli alberi da frutta
Il giardino, posto a breve distanza dalla confluenza del Taro col Po, nella bassa parmense, nacque una decina d’anni fa dal desiderio dei proprietari di ricavare dal terreno della casa di campagna, a pochi chilometri dal centro di Parma, la produzione di frutta e verdura per il consumo familiare. La padrona di casa ebbe poi l’intuizione di esaltare l’intrinseca bellezza di verdure, piante aromatiche e alberi da frutta, con numerosi cespugli di rose antiche e arbusti decorativi. Più che da un preciso criterio architettonico, i proprietari si lasciarono guidare dalla libera ispirazione, dal grado di adattamento di alberi da frutto e rose, nonché dal desiderio di limitare il più possibile gli interventi di terzi.
Una ricca produzione
Nel periodo di massimo splendore, da maggio a settembre, nell’orto convivono più di venti tipi di verdure diverse: asparagi, varie insalate, pomodori, melanzane, peperoni, zucchini, zucche, patate, fagioli, fagiolini, cipolle, aglio, radicchio, sedano, prezzemolo, coste… Accanto a queste piante cresce il rosmarino, il basilico, vari tipi di salvia, la menta, la santolina, la melissa, la nepeta, l’erba di S. Pietro.
Intanto procede la maturazione dei quasi 70 alberi da frutto: si parte dal ‘Fior di Maggio’, la ciliegia dei primi giorni di maggio, e si conclude con la raccolta dei cachi e della pera ‘Nobile’ (vera delizia conosciuta quasi esclusivamente nel Parmense) in novembre o ai primi di dicembre.
E non basta, si trovano ancora: varie cultivar di ciliegie (‘Mora di Vignola’, ‘Big Burlat’, ‘Marasca’, ‘Binario’, ‘Ferrovia’), di pesche (Percoche, ‘Poppa di Venere’, ‘Cardinal’, ‘Buco Incavato’, ‘Arm King’, ‘Star Red Gold’), susine (‘Anna Spath’, ‘Goccia d’Oro’, ‘Regina Claudia’), mele (‘Abbondanza’, ‘Cavilla’, ‘Annurca’, ‘S. Giovanni’, ‘Durello’, ‘Verdone’, ‘Renetta’), pere (‘Kaiser’, ‘William’, ‘Coscia’, ‘Curato’, ‘Abate’, ‘Madernassa’, ‘Martin Sec’), albicocche (‘Reale d’Imola’, ‘Val Venosta’, ‘Paviot’), l’uva (‘Luglienga’, ‘Pizzutella’, ‘Sultanina’, ‘Regina’), i noccioli, i fichi, il melo cotogno.
Varietà particolari
Alcuni sono frutti autoctoni coltivati da sempre nella zona, come la ‘Zucchella’, una susina molto generosa, e la ‘Rosa di Parma’, una mela invernale ottima da cuocere, altre sono qualità quasi scomparse in via di ricupero, altri ancora sono tipi nuovi per la zona che però hanno dimostrato un buon adattamento”.
Oltre ai “piccoli” frutti (ribes, uvaspina e altri) non mancano anche alcuni frutti particolarmente originali e “sfiziosi” come la giuggiola, bella quanto inutile e il “Biricoccolo di Maria Luigia”, definito “delizioso quanto avaro nella produzione”.
Rose magnifiche e rigogliose
Con gli anni e le abbondanti concimazioni naturali, gli arbusti di rose antiche, quasi 50, sono diventati imponenti. Spesso lottano con gli alberi da frutto, a cui volentieri si appoggiano, come la ‘Mermaid’ enorme e con spine terribili, ma con fiori delicatissimi. Tutte hanno nomi altamente evocativi. Alcune ricordano tempi lontani, come la R. gallica ‘Officinalis’, già nei conventi medioevali, o storie importanti, come la York e Lancaster, della Guerra delle Due Rose. Altre evocano i fasti delle corti francesi: la ‘Souvenir de la Malmaison’, la ‘Felicitè e Perpetue’, la ‘Fantin Latour’, la ‘Chapeau de Napoleon’. Poi ci sono le figlie del Pastore Pemberton: ‘Penelope’, ‘Cornelia’, ‘Felicia’; la ‘Golden Wings’, un “must” per gli amanti delle rose gialle; e le rose banksiae, le più “pacifiche” tra le rose: non hanno le spine e si appoggiano ai rami di un pioppo piramidale, quasi a farsi proteggere.
Foto Giustino De Lorenzo