











A Scilla, di fronte a Cariddi, impressionanti porte mitologiche ora come allora limite al tumultuoso tratto di mare dello Stretto di Messina, il paesaggio del giardino scende alla scogliera nascosto alla vista dai costoni di tufo che bordano il percorso.
Mimetica per colore e forma con la roccia circostante, l’architettura aperta e arrotondata dell’abitazione asseconda l’andamento del terreno a terrazze degradanti verso il mozzafiato della veduta sottostante.
“Con mio marito fummo affascinati del senso di natura incontaminata e libera del territorio terrazzato a vigne, discendente, fra tufi e sponde di roccia, sul fantastico affaccio sul mare. Al momento del ripristino e costruzione della casa, curati dall’ingegnere Domenico Frisina negli anni ’70, ho voluto lasciare immutato il paesaggio, liberato dai vitigni ormai inutilizzabili, assumendomi il compito di ripiantare le balze d’alberi, palmizi, fioriture e arbusti da fiore e da foglia adatti a calore, vento di mare e salsedine. Desideravo”, conclude la proprietaria, “che il giardino e la casa fossero uniti in un rapporto di osmosi serena, senza soluzione, cosicché l’uno divenisse il prolungamento dell’altra e viceversa. Volevo questa simbiosi gioiosa e rilassante dove convivere in armonia con i nostri figli, le loro famiglie, gli amici ma, allo stesso tempo, ricca di piccole oasi di privacy in cui impigrire nel silenzio con un libro o lasciarsi cullare dal mare”.
Fra pini, palme, largestroemie, fioriture di stagione, strelitzie, dracene, malvarose, collezioni di cactacee e agavi, aromatiche odorose, viburni, roseti, covoni di ortensie e Cortaderia selloana (ex Gynerium argenteum), weigelia, spirea, Bougainvillea e molto altro piccole rampe e sentieri cuciono alla casa, e tra loro, il susseguirsi delle balze a formare un vivido anfiteatro sospeso sul palcoscenico del grande prato centrale in cui è inserita l’isola della piscina.
Costruita in anni più recenti per evitare la fatica dell’avventurosa discesa al mare fra le rocce, è stata posta sul limitare del costone così da parere otticamente a pelo d’acqua con il mare e l’orizzonte. Una sponda levigata di tufo e pietre a secco del luogo, usata anche per sedute, spallette e parapetti, la circonda senza interrompere il dialogo con la natura, tre pini la affiancano sbucando dalla spirale scavata nella roccia che fra agavi e pini battuti da vento, sole e sale porta ripida al mare. Nessun elemento metallico disturba la purezza della vasca, tre scalini sommersi danno un comodo accesso. La vetroresina che la riveste, resistente e di facile manutenzione tanto da permettere anche d’inverno la colmata d’acqua, assorbe e riflette l’intensità delle tinte circostanti, specchio mutevole delle stagioni e dell’anima del giardino.