Giardino a Nervi

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Sospeso fra il traffico, a un passo dal centro, un giardino protende sul mare di Nervi il largo movimento concentrico delle terrazze intorno una villa primo Novecento, restaurata negli anni ‘50 per la Famiglia Necchi da Tommaso Buzzi con interventi paesistici di Pietro Porcinai

L’attuale proprietaria acquistò il complesso nel ‘66. Una fitta barriera di cipressi e pini marittimi protegge l’esterno e all’interno sostiene il movimento di spallette bianche, a volute e finestrate, recinto dello scenografico mosaico rotondo della corte in ciottoli bianchi, neri e grigio-ardesia tipico di Porcinai.

Al giardino, alle spalle della casa, si arriva attraverso due saloni passanti incontrando nel percorso la delizia segreta di piccole ”stanze” di verzura in nicchie di tuhja intagliata sovrastate dal giro scuro di cipressi e pini. La luminosa sequenza di porte finestre della facciata posteriore, fra simmetrie di alberetti di camelie, apre sullo splendore assorto dell’architettura vegetale a terrazze.

Nel confine aromatico dei grandi pini secolari, il territorio si dilata in un pendio dolce che scende al mare. Emozionante, molto intimo nonostante l’estensione, come un fantastico anfiteatro d’erba movimentato da suggestive pareti a picco di contenimento, balaustre e spallette, tutto in pietra viva locale tornita o tagliata a secco.

Al centro la veduta del prato, appena concavo, avanza fra arbusti di camelie, viburni e rose sistemati fra siepi di pittosforo e lauro scolpite mentre a destra, su un dosso, si alza l’esilità rotonda, in marmo e pietra, di un tempietto. Al disotto una lunga terrazzatura con camelie, vialetti, statue, reperti marmorei e una serie di balze, intensamente fiorite di ricadenti, rampicanti, tappezzanti, pelargoni e buganvillee. Intagli di sempreverdi le raccordano al belvedere balaustrato, coronato da un Nettuno di marmo, da cui partono due rampe di pietra, sorrette da serie di archi a sesto, discendenti alla terrazza sottostante.

Sotto la guardia del Nettuno la cascata viola della Bougainvillea lambisce due piccoli padiglioni di servizio, contrapposti e laterali alle forme neoclassiche della vasca dove, come in un gioco di specchi, il pelo dell’acqua si fonde all’orizzonte mentre marmoree divinità marine, posate sul bordo estremo, sembrano emergere a delimitare i diversi confini d’azzurro.

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