






















Un giardino ricco di storia patria sulle colline moreniche a Volta Mantovana
Percorrendo l’alto mantovano ci si imbatte in diverse località famose per la storia d’Italia: Curtatone, Goito, Solferino, Guidizzolo, Cavriana, Volta Mantovana, solo per citare le più conosciute: sono i luoghi, allora in territorio austriaco, in cui si fronteggiarono gli eserciti durante le guerre risorgimentali. Il paesaggio è reso particolarmente suggestivo dal profilo ondulato delle colline moreniche, dai vigneti e dai campi coltivati. Una sorpresa inaspettata giunge nel visitare un sito importante per le vicende patrie in quanto ospitò sia Carlo Alberto di Savoia nel 1848 sia Francesco Giuseppe e il suo Stato Maggiore nel 1859, nel corso della battaglia di Solferino e Napoleone III e relativo Stato Maggiore dopo la battaglia . Stiamo parlando del palazzo Guerrieri Gonzaga posto sulla parte sommitale della collina su cui è abbarbicato il paese di Volta Mantovana, punto strategico per dominare visivamente la pianura a nord verso il lago di Garda e a sud verso Goito e, più in la, Mantova.
Il giardino, come ci appare oggi, è il frutto di un incessante processo di addizione che pur tuttavia ha mantenuto, per quanto emerge dai documenti storici, lo stile del giardino “all’italiana” terrazzato. I terrazzamenti, tutti artificiali, nei quali si articola il giardino, infatti, sono il frutto di aggiunte realizzate dai Guerrieri nel corso dei secoli, l’ultima delle quali riferibile ai primi decenni dell’ Ottocento. Pertanto siamo di fronte ad un giardino che ha modificato il suo assetto nel corso del tempo mantenendo però unitarietà complessiva e adesione al modello originario.
Il Palazzo
Il palazzo, costruito per volere di Barbara di Brandeburgo, nipote dell’imperatore Sigismondo e moglie di Ludovico III Gonzaga, duca di Mantova, fu completato intorno al negli anni ’70 del Quattrocento e usato come residenza estiva. Si situava a ridosso delle mura castellane ma era privo di un giardino; l’unico spazio aperto era dato da una piazza o “spianata” privata di uso pubblico. Questa sorge al di là della strada su cui si affacciava l’ingresso principale e, nella prima metà del Novecento, è divenuta parte integrante della proprietà. Da questa spianata il 24 giugno del 1859 l’imperatore Francesco Giuseppe, il duca di Modena Francesco V Austria Este e lo Stato Maggiore imperiale assistettero alle prime fasi dei combattimenti della battaglia di Solferino Era lo stesso punto dal quale Francesco V, 11 anni prima, aveva “osservato l’inseguimento che gli austriaci facevano dell’armata sarda in dirotta il 28 luglio 1848”.
Il giardino
Il primo nucleo del giardino risale alla prima metà del ‘500 dopo che il palazzo passò ai Guerrieri. In particolare fu Giovan Battista Guerrieri che, avuta dal Duca di Mantova una porzione di terreno rialzato, probabilmente i resti di un rivellino, fece erigere muri di contenimento ottenendo così, a ridosso della facciata posteriore del palazzo, uno spiazzo pianeggiante ove poter creare un giardino rialzato. Nel 1587 i Guerrieri ottennero dal duca Guglielmo un’ampia porzione di terreno posta tra il giardino e la vecchia porta mantovana del castello. In quest’area sorgerà il secondo giardino terrazzato, posto ad un livello più basso rispetto al primo al quale è collegato da una scalinata. Agli inizi del Settecento Vincenzo, in un terreno acquistato dai suoi parenti il secolo prima, realizza un terzo giardino insieme ad una “morara”, cioè ad un boschetto di gelsi e a un “broletto” ossia un piccolo orto adibito alle necessità della tavola. Il quarto giardino, insieme alla ristrutturazione degli altri esistenti, lo realizzerà Tullo, nei primi anni dell’Ottocento, ottenendo un terreno agricolo privato che separava il terzo giardino dalla piazza del paese, posta a valle. In questo giardino, di cui si sa poco, verranno piantate delle viti.
I vari giardini risentirono dei mutati gusti anche se, in generale, mantennero lo stile formale “all’italiana” che li caratterizzò sin dal primo giardino. Aiuole geometriche, cipressi, statue, vasche d’acqua, vasi di agrumi, pergolati perimetrali per poter raggiungere i vari giardini attraverso un percorso coperto da vegetazione, per stare all’ombra durante l’estate: il più classico repertorio dei giardini cinquecenteschi. Se il disegno generale rimane, nel corso degli anni, sostanzialmente immutato, quello che cambia sono le destinazioni d’uso dei vari giardini. Il primo, quello a ridosso del palazzo, mantiene la sua destinazione ornamentale a differenza del secondo e , probabilmente anche del terzo e del quarto, che invece, a fasi alterne ospitarono anche piante ortofrutticole.
Perché i Guerrieri non hanno trasformato pesantemente i giardini adattandoli alle mode estetiche del momento? Perché non hanno ceduto alla seduzione della alte stanze di verzura del giardino barocco o ai naturaliformi “boschetti inglesi” dell’Ottocento? Probabilmente perché capirono che il giardino con siepi basse risaltava il luogo e le proporzioni volumetriche tra edificio, giardino e paesaggio. Il giardino mantenuto nello stile originario creava (e crea tutt’ora) un rapporto dialettico col paesaggio in quanto dal giardino e dal palazzo si percepiva visivamente il territorio circostante, il giardino risulta, quindi, un tramite, un ponte di collegamento, tra la imponente e austera architettura del palazzo e la campagna circostante (ora meno campagna di un tempo). Alterare questo secolare equilibrio sarebbe stato stravolgere la godibilità del luogo e l’equilibrio delle proporzioni.
Gli interventi più pesanti avvengono, paradossalmente, nel periodo più recente della vita del giardino. Nei primi anni del Novecento quando ai Guerrieri sono succeduti i Gonzaga di Vescovato, vengono piantate alcune specie esotiche nelle aiuole del primo giardino, tra cui abeti, cedro del libano e palme, un filare di ippocastani tra il secondo e il terzo giardino. Negli anni ’30 la proprietà passa ai Cavriani (prima a Carlo e poi al figlio Ferrante) che faranno realizzare, nel quarto giardino, un galoppatoio piantandovi dei platani e nel terzo giardino un campo da tennis. Nel 1981, dopo anni di abbandono, il Comune decise di acquistare la proprietà per trasferirvi la propria sede dando avvio, per fortuna, al recupero sia del palazzo che del giardino.
Si ringraziano Mauro Segna Presidente della Proloco Voltese e l’assessore alla Cultura e al Turismo Giuseppe Basso per la disponibilità dimostrata
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