






Il nome generico “cotone” viene attribuito a parecchie specie della famiglia delle Malvacee appartenenti al genere Gossypium che più precisamente sono: G. hirsutum, G. herbaceum, G. peruvianum, G. arboreum, G. tomentosum, G. barbadense, G. sturtianum ed G. thurberi.
Il cotone viene maggiormente prodotto in Africa, in India, in Egitto, nel Centro-Sud America e negli USA. E’originario della Cina, dove si coltiva da oltre 7000 anni, mentre in Italia è stato introdotto dagli arabi nel IX sec. , ma lo si può trovare quasi esclusivamente in Sicilia.
Le piante del cotone sono per lo più arbusti o piccoli alberi con fusto eretto, alti 1-2 metri. I fiori, di colore giallo chiaro, avvolti da tre grandi brattee, si trovano all’ascella delle foglie, che sono palmate con 3-5 lobi.
I frutti sono delle grosse capsule che a maturazione si aprono in tre valve, all’interno delle quali sono situati i semi avvolti da folti peli non secretori, aderenti e protettivi.
Dalla bambagia una fibra tessile
La peluria bianca e compatta, chiamata bambagia, che avvolge i semi, è costituita al 91% da cellulosa, ma contiene anche una piccola percentuale (0,4 %) di oli e cere che la rendono idrorepellente. Per essere trasformata in cotone idrofilo necessita un trattamento con sostanze basiche.
Dopo varie lavorazioni e trasformazioni dalla bambagia si ottiene la fibra tessile, che ha la peculiarità di essere morbida e di avere un’alta igroscopicità, una buona resistenza al calore e all’usura.
Estrazione dell’olio
In primo luogo, si elimina dal seme tutto ciò che non serve, considerato impurità, come terriccio, foglie e steli, materiale che si utilizza per fare humus organico. Si procede poi con la sgranatura che separa i semi dalla lunga e folta peluria. Infine i semi così ripuliti vengono macinati e trasformati in farina che, dopo essere stata scaldata a 80 gradi, viene pressata fino ad estrarne l’olio. La resa dell’olio di cotone può variare dal 13 al 18 %.
Proprietà dell’olio di semi di cotone
L’olio che si estrae dai semi del cotone contiene mg 43 di tocoferolo (vit. E) per ogni 100 grammi di olio ed è quindi il terzo in graduatoria, tra oli vegetali, per contenuto di vit. E. Questa vitamina è un potente antiossidante, con un’azione protettiva sulla vista e sul sistema nervoso, e stimolante la funzione riproduttiva dell’organismo.
L’olio di cotone è composto da una miscela di acidi grassi in cui prevalgono quelli essenziali come l’acido linoleico, con gli omega 6. Questi acidi grassi sono ritenuti essenziali in quanto il nostro organismo non è in grado di produrli, e svolgono ruoli importanti per la salute dell’uomo tra cui la prevenzione di malattie cardiovascolari.
Nell’olio di cotone:
- 41 – 48 % di acidi grassi polinsaturi (acido linoleico)
- 21 – 27% di acidi grassi monoinsaturi (acido oleico )
- 22 – 26 % di acidi grassi saturi (acido palmitico, stearico, arachico)
Allo stato grezzo l’olio di cotone è di colore rosso scuro con odore penetrante e sapore amarognolo per la presenza di gossipolo, dopo la raffinazione, che ne elimina il gossipolo, assume un colore giallino, un odore gradevole ed un sapore accettabile.
Utilizzo
Molto ricco di sostanze emollienti, l’olio di cotone si usa sulla pelle. Ne impedisce la secchezza e ne rallenta l’invecchiamento, la rende più morbida, svolgendo su di essa un’azione elasticizzante e nutriente. In particolare è indicato sulla pelle dei più piccoli, perché ne previene l’arrossamento e la difende dagli agenti esterni.
L’olio di cotone è anche un ingrediente importante degli shampoo ristrutturanti per capelli.
Le qualità più scadenti di questo olio vengono invece usate per la saponificazione, contiene infatti un coefficiente di saponificazione di 0,138, dato che indica la quantità di idrossido di sodio che serve per saponificare 1 grammo di sostanza grassa.
Gossipolo nell’olio
Il gossipolo, presente nell’olio di cotone grezzo, è una tossina, appartenente alla classe dei terpenoidi e più precisamente ai sesquiterpeni. Questa sostanza tossica che mette a rischio anche la fertilità delle persone, viene eliminata mediante la raffinazione e l’olio diviene commestibile.
(Foto di Mario Giannini)