
Fortemente territoriale tanto da diventare aggressivo nei confronti dei propri simili, ma anche di chiunque possa configurarsi come un intruso, il pettirosso, Erithacus rubecula, impersona nel mondo dei piccoli volatili il coraggio e la generosità. La leggenda che vuole il suo petto macchiato di rosso nel tentativo di togliere una spina conficcatisi nella fronte di Gesù trova riscontro, non solo nel colore, ma anche in un ardimento fuori del comune.
Il pettirosso occupa un vastissimo areale che si estende dal Nord Africa fino al Nord Europa, escluse Islanda e la fascia della Scandinavia più prossima al Polo, dal Portogallo alla Siberia occidentale. In molte di queste regioni si comporta come uccello stanziale, in altre è migratore, e in molti casi una parte della popolazione diviene sedentaria, specie i maschi più vecchi, mentre un’altra mantiene l’abitudine di svernare verso regioni più calde, il Nord Africa, ma anche le regioni dell’Europa Occidentale.
Il pettirosso vive dal piano al monte, si trova nelle pinete, nei boschi di latifoglie, nei boschi misti, nei querceti ad alto fusto, come nelle foreste con ricco sottobosco, vicino alle radure. Nelle nostre regioni si avvicina con facilità alle case e vive nei giardini da padrone, nei paesi dell’Est è uccello silvano, timido e schivo.
Ha becco corto e affusolato tipico degli uccelli insettivori, ma durante la stagione fredda gli uccelli stanziali si cibano di bacche.
Le dimensioni del pettirosso sono pressappoco come quelle di un passero comune, è lungo circa 14 cm, e non presenta dimorfismo sessuale se non per il fatto che la femmina ha una colorazione meno vivace. Il petto e la testa, ad esclusione della nuca, sono rossi, il ventre è bianco, la nuca e il dorso sono di colore nocciola in diverse gradazioni con le penne della coda, le remiganti e le copritrici più scure.
Il canto del pettirosso, un fischio secco e ripetuto, è piuttosto sonoro, limpido e penetrante. Il maschio canta per segnalare e difendere il proprio territorio, in genere su di un ramo o, in ogni caso, in posizione rialzata.
Riproduzione
Ad aprile le coppie iniziano a costruire il nido utilizzando erba e radici sottili. Il nido, dissimulato con molta cura anche se piuttosto voluminoso, è posto a terra sfruttando al meglio ripari e cavità naturali come radici di alberi, ceppi o tronchi cavi, anfratti delle rocce, cumuli di pietre.
La cova è a carico della femmina che da sola accudisce alle uova, di solito in numero di cinque, per due settimane. Le uova, lunghe in media poco meno di due centimetri e larghe circa uno e mezzo, sono di colore nocciola chiaro con picchiettature color mattone.
I piccoli sono nutriti con larve, insetti, ragni e lombrichi catturati anche dal maschio. I pulcini dopo due settimane, a volte già a dodici giorni, lasciano il nido. Non sono ancora in grado di volare e si nascondono fra la vegetazione nell’attesa dei genitori che continuano instancabili a portare loro cibo. Nel frattempo apprendono le tecniche di caccia perché il pettirosso cattura la maggior parte delle prede sul terreno. I giovani si distinguono dagli adulti perché la colorazione del petto è giallo uovo e non rosso.
(Disegno di Gabriella Gallerani)