Rose botaniche

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Il primo incontro…

E’ stato durante un viaggio in Inghilterra in visita ai giardini del Kent, del Sussex e Londra che mi sono letteralmente innamorata delle rose botaniche. Sono capitata proprio nel momento della massima fioritura, verso inizio giugno (la stagione di fioritura delle rose in Inghilterra è generalmente spostata di 20-25 giorni in avanti rispetto all’Italia). Nei meravigliosi giardini di Sissinghurst, Scotney Castle, Nymens, Kensington Court, Kew Garden, rose di ogni foggia, sfumatura, portamento si fanno ammirare nella loro straordinaria bellezza, cresciute in aree a loro dedicate, the ‘rose gardens’ ‘o inserite in bordi misti ad erbacce perenni ed aromatiche, i ‘mixed borders’, e ancora cresciute libere nel loro più spontaneo sviluppo nei ‘wild gardens’.

Ma è stata la fioritura delle rose botaniche più di quella delle antiche europee o cultivar moderne, che ha risvegliato in me un’emozione particolare e speciale. A Kew Garden a sud di Londra c’è una zona in cui le rose botaniche originarie come Rosa mulliganii, Rosa roxburghii f. normalis, Rosa villosa, Rosa moschata si stagliano nel vasto parco con prato all’inglese formando cascate fiorite dall’aspetto di nuvole spumose e dense. Avvicinandosi ad esse la cascata prende la forma di una collina fiorita dalla base all’apice e in totale estasi si è catturati dallo spettacolo naturale; se ne percepisce il potere, la forza e la magia. La passeggiata è come un percorso iniziatico alla scoperta delle origini; camminando tra alberi secolari ci si sente attratti dal richiamo del passato e l’incedere prosegue passando da nuvola a nuvola, da collina a collina.

Ciò che suscitano in me le rose botaniche è qualcosa di ancestrale, direi quasi animale. Mi sento richiamata, attratta, stregata; tutti i miei sensi all’erta, aperti. E’ una voce che mi chiama, il canto delle origini.

Si perché in loro è racchiusa la storia del mondo. E questo lo si vede, lo si percepisce, lo si annusa, lo si sente. Ogni minimo particolare è una poesia ed è perfetto, in ogni stagione, in ogni giorno dell’anno.

Segni particolari delle rose botaniche: bellissime

Non esiste un altro genere botanico che racchiuda in sé un ventaglio di portamenti e sviluppi così ampi e diversi tra loro, e presenti caratteristiche tanto particolari ed uniche da specie a specie.

Forme

Le rose che appartengono al gruppo delle botaniche hanno forme imprevedibili e sorprendenti, più delle rose antiche europee e cultivar moderne. Talvolta spigolose e intricate come in R. roxburghii f. plena o in Rosa sericea subsp. omeiensis f. pteracantha, o armoniose ed equilibrate come in Carolina Linneaus e in R. moschata, verticale e rigida come in R. spinosissima ‘Glory of Ezdel’ o in R. villosa, prostrata e ricadente come in R. laevigata o in R. richardii, a carattere pollonante se su proprie radice come R. nitida, R. rugosa, R. gallica. Sono duttili e autosufficienti, si adattano ad ambienti diversi dai luoghi di origine, sono resistenti alle più diffuse patologie delle quali sono praticamente immuni.

 

Fogliame

Il fogliame, elemento solitamente poco apprezzato nelle rose botaniche è fortemente caratterizzante e originale, cambia nelle dimensioni e nelle forme; quando liscio e lucido come in R. laevigata e R. mulliganii, quando rugato e opaco in R. rugosa, quando seghettato e piccolo nelle R. pimpinnelifolia, o ricurvo e chiuso nelle rose Banksianae. E’ versatile e cambia nelle stagioni prendendo tutti i colori caldi dell’autunno del giallo, porpora, arancio prima di cadere e lasciare che siano i frutti a stagliarsi sui rami.

Cinorrodi

I cinorrodi, elemento fondamentale per la sopravvivenza della specie poiché contengono  i semi utili alla riproduzione sono anch’essi delle forme e delle tinte più particolari: a fiaschetta, arrotondate come in R. virginiana, oblunghe, a pera come in Rosa pendulina, raggruppate a mazzetto come in R. helenae o isolate e spinose nella R. rugotida o R. roxburghii, color rosso, arancio, giallo di R. moyesii , porpora e nere in R. pimpinnelifolia.

Spine

Hanno spine uncinate, ricurve, ad ala, allungate e fitte come peluria in R. pimpinnelifolia, rosse traslucide sui rami giovani di Rosa ‘Red Wing’ o Rosa sericea var. chrysocarpa, color bruno rosse grigie, inermi come nella Multiflora e in Rosa banksiae.

Profumi

I profumi sono dolci e raffinati o intensi, talvolta stravaganti come in Rosa foetida, con fragranza di mirra o incenso dei paesi esotici, di muschio del bosco bagnato dalla rugiada, di limone e arancio dei caldi soli mediterranei, di erba tagliata dei campi, di frutta e miele.

 

Fiori

I fiori sono solitamente a forma semplice ed elegante a 5 petali. Di dimensioni variabili da piccolissimi come in Rosa farreri ‘Persetosa’ a medi di R. canina e grandi di R. gallica Complicata, sempre o quasi con stami pelosi, densi, giallo intensi che danno al fiore un particolare effetto bicolore. Rivestono la pianta dalla base all’apice del suo sviluppo, talvolta anticipano la formazione del fogliame come in R. sericea f. pteracantha. Le tinte vanno dal bianco puro al rosso porpora al rosa passando per tutte le gradazioni intermedie. Spesso la fioritura di una rosa botanica precede l’esplosione delle rose di maggio, è protagonista nel giardino e segnale di una stagione ricca di promosse e incanti.

E ciò che sorprende è la loro mutevolezza. Dalla pianta giovane con teneri rami flessuosi e peluria di spine, alla pianta adulta vigorosa e impenetrabile. Piante dinamiche in continua trasformazione che col tempo diventano inseparabili amiche e confidenti.

Una curiosità

Il colore giallo nelle rose  è un’introduzione molto recente. Fiori doppi color giallo intenso si ebbero dopo l’introduzione in Europa di R. foetida ‘Persiana’, varietà stradoppia di R. foetida (sin. Rosa lutea). Fu Joseph Pernett di Lione che nel 1900 ottenne ‘Soleil d’Or’, giallo brillante a fiore doppio. Così come il rosso è apparso nel ‘700 con l’introduzione dalla Cina di Rosa chinensis spontanea

 

 

La magia della riproduzione della specie

Le rose botaniche sono le rose originarie, sono il babbo e la mamma di tutte le rose, le progenitrici, i capostipiti. Da reperti fossili trovati in America e Asia si presume che risalgano a circa 30-40 milioni di anni fa, ancora prima dell’avvento dell’uomo in Africa centrale. E’ incredibile e splendido allo stesso tempo pensare che quando l’uomo è apparso sulla terra, loro, almeno alcune di esse, erano lì che lo aspettavano, e lui, l’uomo, le ha apprezzate rapidamente, ha sentito il richiamo della loro bellezza, ne ha gustato il sapore dei fiori e dei frutti ignaro del beneficio che il suo organismo ne ricavava (la vitamina C presente nei cinorrodi). E così nei secoli l’uomo si è nutrito ed è cresciuto con l’amica rosa e si è evoluto anche grazie a lei.

E lei, la rosa originaria specie, ha resistito a cataclismi, disastri naturali, guerre, dimostrando una tenacia assoluta. E’ riuscita a perpetuarsi nei secoli fino ad oggi in modo naturale e spontaneo, immutata. Di queste specie originarie che sono le vere capostipiti della complessa discendenza del genere rosa se ne contano circa 160 distribuite su tutto il pianeta, nell’emisfero boreale, a nord dell’equatore dalla Russia al Giappone, allo Yemen ed Etiopia e fascia del Mediterraneo, all’Asia, Cina, India, Europa ed America settentrionale. (Di queste 160 specie il 70% è originario di Cina, Medio oriente e Giappone, il restante 30% di Europa ed America).

Con il termine specie si intende la caratteristica di autofecondarsi, di riprodurre cioè dal seme contenuto nel frutto, il cinorrodo, un esemplare con le stesse caratteristiche genetiche, identico e conforme alla pianta madre. La particolarità di portare a maturazione e a lungo i frutti è legata ad una innata forma di sopravvivenza per il proseguimento della specie.

Dotate di spine si sono difese contro gli animali predatori o piante attigue e lo sviluppo del profumo e del colore hanno attratto gli insetti impollinatori. Sono emerse quindi numerose sottospecie create spontaneamente dall’incontro del polline di fiori derivanti da specie diverse dando vita a numerosissimi esemplari di rose sempre più varie e complesse.

Conosciamone alcune

  • Specie Cinesi: R. chinensis, R. laevigata, R. bracteata, R. multiflora, R. wichuraiana. R. moyesii, R. rugosa, R. banksiae, R. roxburghii
  • Specie Europee: R. canina, R. villosa, R. eglanteria, R. pimpinnelifolia, R. Gallica
  • Specie Medio Orientali: R. foetida, R. ecae, R. hemisphaerica, R. moschata

 

La rosa  nelle antiche civiltà

Apprezzata per il suo valore commestibile prima e medicinale poi, la rosa entrerà nella cultura delle più importanti civiltà della storia come fiore simbolo per eccellenza in tutte le arti figurative e letterarie. La sua popolarità è legata al fatto che vanta una delle più antiche tradizioni di impiego nel giardino.

 

–          Nel III millennio avanti Cristo se ne rintraccia la coltivazione nelle valle del Tigri e dell’Eufrate, nel luogo geografico che è stato la ‘culla dell’umanità’.

–          Nell’antico Egitto le rose erano coltivate sulle sponde del Nilo e se ne ricavavano oli e unguenti indispensabili per il processo di mummificazione

–          In Persia la coltivazione della rosa era talmente diffusa che la parola persiana per indicare “rosa” e “fiore” è la stessa e la parola “paradiso” trae origine da quella persiana che indica parco o giardino

–          I Babilonesi crearono dei veri ‘paradisi fioriti’ come nei giardini pensili di Semiramide nel 590 a. C vicino alla odierna Baghdad (Iraq). La rosa trovò ampie collocazioni al suo interno e si narra che ogni mattina venissero colte rose fresche da offrire alla regina.

–          In Cina al tempo di Confucio nel IV secolo a.c. si prestò molta attenzione e risorse nella stesura di trattati legati alla rosa che era ampiamente coltivata ad uso commestibile e curativo già da diversi secoli.

–          Nell’antica Grecia e nell’antica Roma si rendeva omaggio alla rosa con giardini ad essa dedicati, come quelli famosi di Rodi e di Cirene. Saffo, la poetessa greca che visse intorno al 600 a.C. e che fu l’animatrice di un cenacolo letterario femminile a Mitilene, chiamò la rosa la “regina dei fiori”.

–          Nel mondo Romano si faceva uso di Rosa canina endemica, R. gallica e R. moschata. Il fiore intero era utilizzato come ornamento e per estrarne oli per il corpo, i petali per profumare il vino. Furono proprio i romani a dare vita alla tecnica dell’innesto e della forzatura con la realizzazione di serre, svincolandosi così dall’ importazioni dall’Egitto che teneva alti i prezzi. A Roma, in età repubblicana, le corone erano di rose e non d’alloro come in Grecia; erano un riconoscimento del valore militare ed infatti alla VIII Legione venne accordato il permesso di ornare gli scudi con una rosa per la conquista dell’Africa.

–          Con la caduta dell’impero romano la rosa va in declino, La sua coltivazione è relegata ai monasteri anche se Carlo Magno (VIII sec) in un  importante trattato inserisce la rosa seconda agli iris nella coltivazione degli orti sotto la sua corona

–          Nel medioevo i monaci la coltivavano per estrarne la vitamina C e vari prodotti derivati come le composte e le marmellate.

 

 

Fino a questo momento le rose conosciute ed utilizzate erano poche, essenzialmente le rose specie o loro ibridi spontanei come, in Europa, le rose Galliche risalenti a 2.500 anni, R. x alba ibridi antichi di Rosa canina o R. villosa con Rosa gallica, R. moschata, R. pendulina, R. canina e R. villosa specie endemiche in Europa.

 

Ma sarà solo tra il XVI e XVII sec che grazie alla laboriosità degli olandesi si inaugura un nuovo fiorente periodo per la rosa. Avanzate tecniche di ibridazioni  porteranno alla creazione di  Rosa x centifolia come testimonia la pittura fiamminga del periodo introducendo forme doppie e stradoppie nelle corolle.

Il 1700  è il periodo della borghesia mercantile, dei grandi viaggi e scambi commerciali; botanici e giardinieri al soldo dei potenti del tempo avevano il compito di individuare specie e generi nuovi, riportarli in patria, studiarli e collezionarli. Con l’importazione dalla Cina delle varietà rifiorenti venne trasfuso ai rosai europei il carattere della rifiorenza, determinando un fortissimo impulso nei processi di ibridazione che portò alla creazione di una vastissima gamma di nuove rose, le più fortunate delle quali sono state collezionate in roseti privati e tramandate fino ai nostri giorni. Il processo di creazione di nuove cultivar è inarrestabile.

 

Ogni anno ibridatori esperti, e abili vivaisti e giardinieri così come semplici amatori si dedicano allo studio di nuovi incroci che rispondano alle esigenze e alle mode del momento. Ma questa discendenza complessa e affascinante non avrebbe prodotto alcun risultato senza i veri capostipiti, le rose botaniche che in quanto progenitrici hanno un valore storico eccezionale e certamente anche un valore ornamentale insostituibile

 

Punto di partenza e di arrivo

Non c’è abitudine nel considerare le rose botaniche piante da giardino. Il fiore grande opulento o appuntito degli ibridi di tea, la fioritura continua sono elementi da cui è difficile prescindere. Ma chi ama veramente questo genere di piante e le colleziona farà prima o poi un cammino a ritroso e quando pianterà ad un angolo del prato un esemplare di R. gallica ‘Complicata’ scoprirà che la rosa non è solo il fiore che porta, ma un insieme armonioso di componenti che nelle stagioni l’accompagnano e la caratterizzano. Ne apprezzerà la versatilità, il vigore, l’originalità del portamento, la presenza del fogliame in divenire e delle bacche ornamentali nei mesi freddi, l’autosufficienza, resistenza alle malattie e la minima esigenza di manutenzione.

MONDO ROSE

di Arnaud Duquennoy e Cecilia Lucchesi

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